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Il commento della settimana. Parashà di Kedoshim: non essere ladri non è sufficiente

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Una delle mitzwot della Torà nella parashà di Kedoshim è quella di non usare disonestamente pesi e misure. I versetti della Torà (Vaikrà, 19:36-37) insegnano: “Non commettete ingiustizie nel giudizio, né con le misure di lunghezza, né con i pesi, né con le misure di capacità. Avrete bilance giuste, pesi giusti, efà giusto, hin giusto. Io sono il Signore vostro Dio che vi ho fatto uscire dal paese d’Egitto”.

Nel suo commento alla Torà, R. Shimshon Refael Hirsch spiega che la parola “giudizio” viene a insegnare che chiunque conti, misuri o pesi qualcosa e poi ne dichiari la quantità, è considerato dalla Torà come se fosse un giudice. Infatti, nel misurare, una persona emette un verdetto sulla natura delle cose. Egli nota però che non è questa la mitzwà della Torà che viene a proibire l’uso di misure fraudolente.

Infatti è scritto “Avrete bilance giuste…” e non “Non usate bilance false”. Chi usa pesi e misure e froda il prossimo commette un furto e deruba il prossimo e la mitzwà di  non rubare appare già all’inizio della parasha di Kedoshim (19:11) dove è scritto “Non rubate”. Inoltre la mitzwà di “Non rubare” che appare nei Dieci Comandamenti riguarda i rapimenti di persona e non i furti di proprietà. Pertanto R. Hirsch, citando il trattato talmudico Bavà Metzià (61b) spiega che la mitzwà in questa parashàproibisce perfino la produzione e il possesso di pesi e misure fraudolenti.

Questo significa che è proibito qualunque atto da parte nostra che rende possibile che il prossimo venga defraudato. Non solo siamo obbligati a tenere pesi e misure che sono precisi, ma anche mantenerli in condizioni tali che non vengano danneggiati e perdano la precisione. Cosi nella Mishnà Bavà Batrà (cap. 5:10) viene insegnato: “Il grossista deve strofinare le sue misure una volta ogni trenta giorni”. R. ‘Ovadia da Bertinoro nel suo commento spiega che il grossista deve pulire le misure con questa frequenza perchè il vino e l’olio si incrostano nei contenitori, ne riducono la capacità e i clienti ricevono meno di quello che hanno pagato.

A New York, il titolare dell’azienda Freeda Vitamins, Dr. Phillip Halevi Zimmerman z’l, era diventato una leggenda per la sua aderenza alle norme della Torà nei pesi e nelle misure. Egli era così attento a non defraudare i clienti che in ogni contenitore dove il contenuto dichiarato era di cento pillole, ne aggiungeva una addizionale per non correre il rischio di vendere meno del contenuto dichiarato.

I Maestri del Talmud (Bavà Metzià, 49a) traggono un altro insegnamento dal versetto “efà giusto e hin giusto”. Sia efà che hinsono misure di capacità e quindi sarebbe inutile menzionarle entrambi. L’insegnamento che si trae dall’aggiunta del hin è che la parola hin assomiglia a hen che in aramaico significa “si”. Questo, dicono i Maestri, ci insegna che quando diciamo “si” dobbiamo mantenere la parola data.


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